Il fanciullo, ai fini dello sviluppo armonioso e completo della sua personalità, deve crescere in un ambiente familiare in un clima di felicità, di amore e di comprensione.
Preambolo della Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti dell’Infanzia
La famiglia è l’unità sociale fondamentale di tutte le società moderne. È la base da cui impariamo a comunicare, empatizzare, scendere a compromessi e trovare il nostro posto all’interno delle strutture in cui viviamo. Tuttavia, molte famiglie nella nostra casa globale si trovano a patire esperienze dolorose e traumatiche, come la perdita della propria casa, la violenza, la povertà e la fame. Molte sperimentano tutte queste tragiche situazioni allo stesso momento, uno scenario tragico che conduce alla separazione dei minori da genitori amorevoli e da chi si prende cura di loro. Questi minori possono finire in un istituto, in un sistema di affidamento o in altri scenari alternativi di assistenza all’infanzia, ma nessuna di queste soluzioni è in grado di sostituire in modo sostenibile l’unità familiare.
Dato l’impatto negativo dell’istituzionalizzazione sugli esiti della crescita e sul benessere dei minori, è essenziale che tutti noi ci impegniamo a ridurre il numero di bambini che vivono in strutture eterofamiliari e a ricongiungerli alle loro famiglie, quando possibile. Si stima che, a livello globale, sono circa 2,7 milioni i minori fino ai 17 anni di età che potrebbero star vivendo in istituti. Facendo riferimento ai dati del 2015, la rivista scientifica The Lancet ha stimato che, nel 2020, il numero di bambini ospiti in residenze di assistenza all’infanzia sia arrivato a circa 5,4 milioni a livello internazionale. Porre fine all’istituzionalizzazione è una priorità nel settore dei diritti umani. Pertanto, l’impegno di Catholic Care for Children è ispirato ai seguenti quattro fondamentali quadri internazionali, che riguardano specificamente l’infanzia.
La Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (UNCRC).
La Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza è un importante accordo, stipulato da Paesi che si sono impegnati ufficialmente a tutelare i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Questa Convenzione fornisce anche una spiegazione circa cosa si intende per minori, illustrando i loro diritti e le responsabilità dei governi. Tutti i diritti sono collegati, sono ugualmente importanti e i bambini non possono esserne privati. La Convenzione sui Diritti dell’Infanzia è un documento onnicomprensivo e vincolante a livello internazionale. È stata adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1989 ed è il trattato sui diritti umani più ampiamente ratificato nella storia: la Santa Sede si è unita ad altri 149 Stati nel ratificare l’UNCRC. Di seguito, sono riportati i quattro principi generali della Convenzione:
- Tutti i diritti garantiti dalla Convenzione devono essere garantiti a tutti i bambini, senza alcun tipo di discriminazione (Articolo 2).
- L’interesse superiore del bambino deve essere una considerazione preminente in tutte le azioni che lo riguardano i minori (Articolo 3).
- Ogni bambino ha diritto alla vita, alla sopravvivenza e allo sviluppo (Articolo 6).
- Le opinioni del bambino devono essere valutate e prese in considerazione in tutte le questioni che lo riguardano (articolo 12).
Le Linee guida delle Nazioni Unite sull’accoglienza eterofamiliare dei minori
Le Linee guida sull’accoglienza eterofamiliare dei minori derivano dal riconoscimento di alcune, significative lacune nell’attuazione della Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti dell’Infanzia, a danno di milioni di bambini in tutto il mondo che hanno perso o rischiano di perdere le cure parentali. La comunità internazionale si è quindi riunita e ha delineato queste Linee guida sull’accoglienza eterofamiliare dei minori.
Le Linee guida forniscono un quadro di riferimento, che coadiuva i governi nel garantire che i diritti dei bambini a cure di qualità nelle famiglie d’origine o in sistemi eterofamiliari siano rispettati. Le Linee guida mostrano la necessità di politiche e pratiche adeguate, soprattutto rispetto a due principi fondamentali: necessità e appropriatezza.
Al centro del fattore della necessità c’è l’esigenza di dare sostegno ai bambini, in modo che possano rimanere con le loro famiglie ed esserne accuditi. L’allontanamento di un bambino (anche nel caso di bambini con disabilità) dalla sua famiglia dovrebbe essere l’ultima risorsa a cui fare appello e, prima di optare per questa soluzione, è necessaria una rigorosa valutazione partecipativa.
Per quanto riguarda l’appropriatezza, le Linee guida sull’accoglienza eterofamiliare dei minori definiscono una serie di opzioni di accoglienza eterofamiliare adeguate. Ogni bambino che necessita di accoglienza eterofamiliare ha requisiti specifici rispetto alle necessità dell’accoglienza proposta. Tali esigenze comprendono l’assistenza a breve o a lungo termine e la necessità di non separare fratelli e sorelle. L’opzione di accoglienza prescelta deve essere adattata alle esigenze individuali del bambino. L’idoneità della forma di accoglienza deve essere sottoposta ad analisi regolari, per valutare la necessità effettiva di fornire accoglienza eterofamiliare e la fattibilità di un potenziale ricongiungimento con la famiglia. Le Linee guida sottolineano l’importanza di promuovere le cure parentali e di prevenire la separazione dalla famiglia. Lo spirito delle Linee guida è profondamente radicato nel lavoro del movimento di Catholic Care for Children.
Gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite
Gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (OSS) delle Nazioni Unite sono un altro importante quadro di riferimento per l’impegno di Catholic Care for Children. Gli obiettivi delineati negli OSS non possono essere raggiunti senza rispettare i diritti dei bambini. Questi Obiettivi hanno valore universale e il loro invito a non lasciare indietro nessuno pone i più vulnerabili del nostro mondo, compresi i bambini, in cima all’agenda d’azione dell’ONU. Tutti gli obiettivi sono indissolubilmente legati ai diritti umani e, in particolare, ai diritti umani dell’infanzia.
Una parte fondamentale del raggiungimento degli obiettivi contenuti negli OSS è l’attenzione alla famiglia. L’importanza della famiglia si riflette in molte politiche pubbliche nazionali. Nel 2010, l’ex Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon ha dichiarato che: “Il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo dipende dal modo in cui le famiglie sono in grado di contribuire al raggiungimento di tali obiettivi. Pertanto, le politiche che si concentrano sul miglioramento del benessere delle famiglie e dell’infanzia sono di sicuro beneficio per lo sviluppo globale”. Inoltre, nel 2009, l’Osservatore permanente delle Nazioni Unite per la Santa Sede ha sottolineato l’importanza delle cure parentali e familiari per l’infanzia, in un discorso tenutosi di fronte alla Terza Commissione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Nonostante queste iniziative, si evidenzia una mancanza di dati disaggregati sulle famiglie a livello globale. Ciò ha spinto Ban Ki-Moon, nel 2014, a invitare i governi e le parti interessate a sostenere la raccolta di dati e la ricerca sulle questioni relative alla famiglia e all’infanzia.
Risoluzione annuale della Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia
Ogni anno, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite adotta una risoluzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, che si concentra su vari argomenti. Nel 2019, per la prima volta nella storia, la risoluzione delle Nazioni Unite si è focalizzata sui bambini che vivono senza genitori. La Risoluzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza incentrata sui minori privi delle cure genitoriali (A/RES/74/133) invita i governi a riconoscere i diritti dei minori che hanno perso o sono a rischio di perdere le cure genitoriali. Tale Risoluzione afferma che i bambini privi di cure parentali hanno maggiori probabilità di veder violati i propri diritti umani rispetto agli altri bambini e fornisce raccomandazioni sull’accoglienza eterofamiliare per l’infanzia.
La Risoluzione raccomanda ai governi di preparare adeguatamente i giovani, che vivono in sistemi di accoglienza eterofamiliare, a essere reintegrati nella società e a condurre una vita indipendente, una volta usciti dal sistema di assistenza. Inoltre, sottolinea l’importanza di includere i giovani nei processi decisionali che li riguardano. La Risoluzione esorta gli Stati a rafforzare i sistemi di assistenza e tutela dell’infanzia, a migliorare il sistema dell’assistenza e le iniziative di riforma e a prevenire l’inutile separazione dei bambini dai loro genitori. Questa Risoluzione si basa sulle Linee guida sull’accoglienza eterofamiliare dei minori e sulle convenzioni regionali in materia, come la Carta africana dei diritti dell’uomo e dei popoli.
Valutare i protocolli sulla base degli standard internazionali
Quando si valutano i protocolli nazionali e congregazionali alla luce degli standard internazionali, è possibile tenere in considerazione i seguenti punti.
Quali aspetti del quadro internazionale sull’assistenza all’infanzia vengono rispecchiati dal settore dell’assistenza del ministero per la tutela dell’infanzia del mio Paese o della mia congregazione religiosa? I protocolli nazionali del mio Paese e della mia congregazione religiosa:
- Considerano i bambini come titolari di diritti e tutelano il loro diritto a crescere in famiglia?
- Comprendono che l’allontanamento di un bambino dalla famiglia dovrebbe essere un’azione di estrema necessità e a cui ricorrere in ultima istanza?
- Garantiscono la disponibilità di opzioni di accoglienza eterofamiliare adeguate ai bisogni individuali dei bambini che necessitano di cure e protezione?
- Sono provvisti di un piano nazionale e congregazionale trasparente, che favorisca la deistituzionalizzazione del sistema di assistenza e contribuisca allo sviluppo di opzioni di assistenza di stampo familiare e di altre forme di assistenza appropriate?
- Comprendono che la povertà in sé non è mai la principale motivazione alla base dell’allontanamento dei minori dalla loro famiglia e per il loro inserimento in sistemi di accoglienza eterofamiliare?
- Promuovono e sostengono lo sviluppo e l’attuazione di una serie di servizi a sostegno delle famiglie, come per esempio misure preventive per garantire che i bambini possano essere accuditi all’interno delle loro famiglie?
- Dispongono di procedure, linee guida e standard adeguati a garantire meccanismi di applicazione e supervisione efficaci?
Questo articolo è tratto dalla pubblicazione “Una famiglia per ogni bambino”. Leggi la pubblicazione completa qui.